martedì 23 settembre 2014

22esimo anniversario di quando mi son ribaltato con l'ambulanza.

Maybe someone's trying to take my life away
Maybe I just want to live 'cause I'm not crazy
And I will move another mountain, maybe.

trad.:
Forse qualcuno sta cercando di portami via la vita
Forse voglio solo vivere perché non sono pazzo
E sposterò un'altra montagna, forse.

(From another world -Tony Iommi/Glenn Hughes)



Era il 23 settembre del 1992. Ricordo che era il secondo giorno di scuola, avevo 14 anni e facevo il secondo anno di ragioneria.
Quel mattino partii in bici per raggiungere la fermata della corriera con addosso l'inquietudine per non aver fatto tutti i compiti delle vacanze di italiano, che quel giorno la profe sicuramente li chiedeva; in particolare mi mancavano le schede libro di alcuni libri che non avevo letto. Stavo sfrecciando veloce giù per una discesa, un po' perché mi piaceva la velocità ma anche per evitare che il camion che stava sopraggiungendo da dietro mi raggiungesse nel punto in cui la strada si stringeva in prossimità di uno stop, ma prima che la discesa terminasse un'auto uscita da una strada alla mia destra intercettò la mia corsa. Mi schiantai contro l'auto all'altezza della sua ruota anteriore sinistra, volai passando sopra al cofano e precipitai a faccia in giù dall'altra parte, sull'asfalto. O almeno questa è la ricostruzione che hanno fatto, perché io non ricordo niente.
Ho perso i sensi. Dall'istante prima dello scontro fino al momento che il gentile commesso del supermercato lì accanto è venuto a scuotermi e a tirarmi su io non ricordo proprio niente, vuoto assoluto.
Avevo diverse escoriazioni in volto e sulla testa, occhiali distrutti, male a una caviglia e al collo. Arrivata l'ambulanza i soccorritori della Croce Verde mi misero il collarino ortopedico provvisorio e mi caricarono dopo avermi fatto stendere su una barella. Mia madre, che nel frattempo era sopraggiunta, salì con noi.

Sull'ambulanza cominciarono a medicarmi le ferite al volto, mi tagliarono i jeans per liberare la gamba e dare un'occhiata alla caviglia che aveva una ferita. Niente di grave comunque.
Ecco, quello che voglio sottolineare è che io tutto sommato non mi sentivo in pericolo di vita, e non capivo perché quella caspita di ambulanza viaggiasse a una velocità così assurda, per di più su una strada resa scivolosa da una pioggerellina sottile. Per cui presagivo benissimo il pericolo, e infatti: all'improvviso sentii urlare "ODDIO!" dal conducente e l'impatto fu istantaneo. Il rumore delle lamiere che si accartocciano sarebbe rimasto vivo trai miei ricordi per parecchio tempo.
Un'auto che probabilmente non aveva sentito l'ambulanza era uscita da un incrocio alla nostra destra. Lo schianto fu fortissimo. L'ambulanza carambolò con il muso in un fosso a sinistra. Io caddi dalla barella sbattendo fortissimo la schiena. Per la botta non riuscivo più a respirare.
Dicono che ti passa tutta la vita davanti, ma a me non è capitato, ricordo che mi sono tastato il torace per capire cosa non andasse, ero talmente contratto che lo sterno insieme alla parte terminale delle ultime costole con cui è saldato spuntavano verso l'esterno, un po' come se le costole di destra e quelle di sinistra stringendosi verso il centro spingessero in fuori lo sterno. Io ero nel panico, non riuscivo a immettere un briciolo d'aria nei polmoni, e ricordo che ho pensato "ecco, adesso è finita", giusto con l'ultimo centimetro cubo d'aria che avevo nei polmoni sospirai un flebile "aiuto!" che nessuno avrebbe potuto sentire. Mi stavo ancora dibattendo come un pesciolino fuor d'acqua in cerca d'aria quando mia madre si riprese e spaventatissima cominciò a chiedermi "STAI BENE?!". Poi pian piano un po' di aria cominciò a passare e quando altri soccorritori vennero a tirarci fuori già respiravo bene. Mi caricarono su un'altra ambulanza, sulla quale avevano già caricato, stesa su un'altra barella e priva di sensi, la moglie del conducente dell'auto che era morto nello schianto. L'ambulanza era piccola e le nostre due barelle la riempivano completamente per cui là dietro spazio per paramedici non ce n'era, eravamo soli. Quando l'ambulanza partì ricordo che mi aggrappai con tutte le forze ad una maniglia, aspettandomi il peggio.

In ospedale lamentavo sopratutto mal di schiena. Dopo avermi fatto le lastre, per valutare le mie condizioni, mi chiesero se ero in grado di camminare, io mi alzai credendo di farlo tranquillamente ma appena appoggiai i piedi giù dal lettino mi resi conto di essere pieno di dolori, e curvo come un vecchietto di novantanni, feci due miseri passettini. Dovevano avermi trovato in buone condizioni perché dopo avermi messo un altro collarino stavano per mandarmi a casa, ma poi ho cominciato a vomitare a più riprese, e siccome avevo già vomitato anche in sala raggi, devono aver riconsiderato il mio trauma cranico e mi hanno fatto ricoverare in neurologia per 2 settimane.

domenica 21 settembre 2014

Gros grain

Avendo la mamma col diploma di sarta so cos'è il gros-grain (pron. grogrèn), per cui non vacillo quando mi chiede di andare al mercato ad acquistarne un po'. Però chiedo un campione e per fortuna ce l'ha, perché senza non saprei destreggiarmi tra colori, spessori e tipologie varie. Mi basta presentarmi al banchetto della merceria e chiedere "ne avete di questo?". Sì, ne hanno, me ne tagliano la quantità richiesta e me lo consegnano. Che bello scoprire che incartano ancora la merce con le pagine dei vecchi elenchi telefonici o con le Pagine Gialle.


GROS GRAIN - Tessuto con pronunciate nervature nell'ordito ottenute con un effetto di armatura o con l'impiego di filati ritorti di titolo diverso. (dal DIZIONARIO DEI TESSUTI)

mercoledì 17 settembre 2014

CHECK-IN

Quelli come me che non hanno mai avuto la morosa non li lasciano partire in aereo.
Ai controlli se ne accorgono subito: sguardo perso nel vuoto, occhi spenti, espressione assente, broncio, postura curva, scoliosi, trascinamento dei piedi; non avendo nulla da perdere è un attimo che dirottiamo l’aereo per chiedere in sposa l’assistente di volo.

venerdì 29 agosto 2014

IL PICCOLO NAVIGLIO

Se non sai navigare su internet la patente nautica non te la danno!

[Ispirato da un altro bel ragionamento fatto con la blogger un tempo nota come Miss Pepita]

mercoledì 27 agosto 2014

BATMAN LONELY HEART

Ieri ho scaricato sul telefonino il gioco in cui Batman deve trovare la morosa.
Sì, praticamente c’è lui che corre per tutta Gotham City in cerca di una ragazza seria che lo apprezzi per quel che è, e non per i soldi che ha, prima di raggiungere la vecchiaia. Deve superare una serie di prove tra cui appuntamenti al buio, speed date e corsi di ballo latino-americani. Io sono arrivato al terzo livello in cui si iscrive su un sito di appuntamenti on-line. Nel livello precedente va in un’agenzia matrimoniale ma scopre che non rilasciano fattura, per cui li fa arrestare tutti.


lunedì 25 agosto 2014

Pedala pedala

CLAK… CLAK… e sono un tutt'uno con la bici.
Sono le sette del mattino e questo è il rumore delle mie scarpette da ciclista che si agganciano ai pedali. Sganciarsi dai pedali non è facile, un principiante deve mettere in conto 3 cadute, poi impara a staccare il piede con un movimento secco anche all'improvviso, oppure, come ho fatto io, si rende conto che, per quanto provi e riprovi prima di partire, non ci riuscirà mai e quindi diventa prudente, si sgancia col dovuto anticipo, niente surplace agli incroci come fanno quelli bravi.
Ho la tutina, i guantini e la borraccia zuccherata per evitare svenimenti. Son partito digiuno.
L’aria è freschina, il cielo è nuvoloso. Ho infilato una paginona di giornale piegata in quattro nella salopette a coprirmi stomaco e pancia, che fa un po’ vecchia maniera e mi salva dal dover indossare giubbini ipertecnologici e super-traspiranti, inutili orpelli che dopo un paio di chilometri mi toglierei per il troppo caldo.
Il giro è di circa 35 km in pianura, un’ora e mezza abbondante in mezzo alle campagne dell’alto mantovano. Allora ecco sei pavoni in una corte agricola, e poco più in là quattro cicogne in un prato, circondate da giovani aironi ancora bianchi. Li vedo sempre anche quando passo di qui nelle mie camminate, una mattina ci ho visto anche un cucciolo di leprotto che correva a rifugiarsi tra l’erba alta della riva di un fosso. Più avanti un paio di grole (cornacchie grigie) banchettano con i resti di qualche animale perito sulla strada, e dall'alto di un’antenna sul tetto di una casa due gazze ladre attendono di vedere l’oro in bocca al mattino. Da qualche parte, non viste, tortore insolenti tubano ininterrottamente.
Io intanto pedalo, per un po’ tengo un rapporto abbastanza morbido perché ho fatto poco stretching e ho bisogno di scaldarmi un po’. Vedo i passeri radunati sui fili della luce, forse c’è da prendere qualche decisione:

- CIP CIP CIP [Allora, si parte?]
- CIP CIP [Mah, mi sembra un po’ presto, fa ancora abbastanza caldo.]
- CIP CIP CIP [Col cavolo! Stanotte faceva un freddo della madonna e ho dovuto tirar fuori la copertina in pile!]
- CIP CIP [Per me non c’è problema, basta che non conduca lo stormo il pirla dell’anno scorso, che doveva farci raggiungere i paesi caldi e invece ci siam ritrovati a OSLO.]
- CIP CIP CIP [Sì, bravo, senti, e del passero solitario si sa qualcosa?]
- CIP CIP [Bah, se continua così mi sa che non la trova più la morosa, e mi sa neanche quel ciclista che sta passando adesso…].

A circa metà percorso il pericolo più grosso: la statale. Occorre assicurarsi di aver sganciato i piedi dai pedali prima di attraversare. Io il piede lo metto giù comunque sia. Di solito la statale è molto trafficata e le auto sopraggiungono ad alta velocità anche se ci sarebbe il limite dei 70 km/h. Dal punto da cui attraverso c’è poca visuale, serve guardare bene. Fortunatamente è ancora abbastanza presto, la strada è deserta, attraverso tranquillamente. Poi altri campi, granoturco, soia, qualche vigneto. Un fagiano sul bordo della strada mi vede e invece di volare subito via o rifugiarsi di lato tra l’erba alta si mette a correre lungo la strada. Stupido fagiano penso, probabilmente è uno di quelli allevati in cattività che poi vengono liberati per il ripopolamento. Non sanno come sfuggire ai predatori, non hanno l’istinto. D’un tratto rinsavisce e FLAP FLAP FLAP vola via verso il mais. Finirà presto nel carniere di qualche cacciatore.
Attraverso un piccolo paesino, la frazione di un comune, poca gente in giro, un paio di anziani mi osserva passare dalle vetrate di un bar. Comincio a sentire un po’ di affaticamento, mando giù qualche sorsata di acqua e zucchero, mi sto avvicinando alle colline, e la strada, anche se minimamente, comincia ad andare in salita. Le salite serie un tempo le facevo, poi ho avuto qualche problema al ginocchio e ho smesso, adesso forse potrei. Sono sempre tentato di prendere un’altra strada e inerpicarmi su fino in cima, ma non voglio infortunarmi e guastarmi i pochi giorni di ferie che mi rimangono, così rinuncio. Magari quando sarò un po’ più allenato mi dico.
Ecco, la strada è impercettibilmente in salita, mi stupisco sempre perché visivamente, anche rispetto alle case che dovrebbero fare da punto di riferimento, sembra in piano e invece tocca spingere di più. E’ in salita, infatti ad un certo punto, girando a sinistra, si scollina e comincia una bella discesa. E’ il momento giusto per piegarsi giù sul manubrio e diventare aerodinamici, godersi un po’ di velocità, recuperare il tempo perduto. Poi altro attraversamento della statale, ma in un altro punto, e sono già sulla via del ritorno. Giusto il tempo di fermarsi per un autoscatto, con il cellulare tenuto in piedi dalla borraccia ormai quasi vuota. Ancora un po’ di pedalate e si è a casa.

Visto da una certa distanza sembro anche un bel ragazzo


sabato 23 agosto 2014

MAR MORTO – UN CASO MAI RISOLTO

Che io mi son sempre chiesto: ma del Mar Morto si conoscono le cause del decesso? Un mio amico che c’è stato ha trovato sulla spiaggia dei segni di trascinamento, ma potrebbero essere stati fatti da dei bambini per la pista delle biglie.
E il Mar Caspio e il Mar Egeo? Sono stati sentiti come persone informate dei fatti? Il Mar dei Sargassi ha un alibi per quel giorno?
Il Mar Nero è sicuramente così perché è in lutto.

Lo stretto dei Dardanelli ha lanciato un appello: chi sa, parli.

[Ispirato da un ragionamento fatto con la blogger un tempo nota come Miss Pepita]


giovedì 21 agosto 2014

SPOT

La coppia degli spot di Trivago (portale ricerca hotel) è molto bella. Lui, barbuto con i capelli lunghi raccolti, uomo immagine della Cioccorì in Portogallo che nel tempo libero faceva le rapine agli anziani, assaltando un furgone portavalori ha fatto un mucchio di grana, per cui adesso è in fuga, ricercato dalle polizie di mezza Europa, in più la Cioccorì gli ha fatto causa perché si è licenziato senza dare il preavviso; adesso gira per gli hotel con il passaporto scaduto di un suo cugino brasiliano, e si spaccia per un pezzo grosso della new economy anche se non sa usare internet, per questo paga un botto di pernottamento. Lei si vede subito che è una scappata di casa, ha già passato due notti in stazione, poi ha visto nel www che in quell’hotel lì si pagava poco e ci è andata col secondo fine di portarsi via l’accappatoio e il pregiato copriletto in broccato. S’incrociano un paio di volte sempre in accappatoio, poi si ritrovano in ascensore prima di andare via, lui fa una puzzetta che scompiglia il ciuffo della ragazza e scoppiano tutti e due a ridere. Questo è il primo spot, adesso ce n’è un altro con lei che dice “portami a Berlino”. A Berlino lei ha dei parenti a cui chiedere di farsi ospitare, lui è contento perché a forza di girare per gli hotel più costosissimi d’Europa ha quasi finito i soldi e vorrebbe iscriversi a un corso per imparare l’internèt. I parenti però pur di non ospitarli vendon fuori la casa ed emigrano in Australia, per cui tocca prenotare una suite imperiale in un albergo per vedere la semifinale BRASILE-GERMANIA, lui per fortuna non è brasiliano se no si sparava nelle gonadi. Alla fine si lavano i denti con indosso gli accappatoi che avevano rubato all’hotel dell’altro spot. Questo nessuno l’ha notato.

IL NUOVO ANNO (37)

E lascio qualcun altro qui a morire al mio posto, un bambino che la vita non sa da che parte prenderla, da dove incominciare, nascosto con gli occhi sbarrati per la troppa paura del mondo, e facile da scoprire mentre finge che va tutto bene, che la recita va portata avanti fino alla fine. Troppa la rabbia, la vergogna, l’imbarazzo per le cose semplici che non ha mai imparato a fare, poca la speranza di trovare ancora una piccola luce dietro l’ultima porta a cui vorrebbe bussare.
Lascio qualcun altro qui a vivere al mio posto, le prime volte le lascio qui davanti all'uscio, messe tutte in fila, che se le venga pure a prendere l’uomo dell’ultima speranza, quello che arriva quando le luci son già tutte spente, quando alla fine manca appena un istante. Che se le goda lui le esperienze nuove di zecca e i sogni nel cassetto ancora imballati, mentre per goderseli sarà impegnato a dilatare il tempo, con i conseguenti danni, io sarò già nel nuovo anno.

lunedì 11 agosto 2014

ARCHIVIO


Quando sono in ferie ne approfitto sempre per mettere in ordine il mio archivio.

Nel dettaglio partendo da sinistra:

- VARIE: ricevute fiscali per manutenzione auto, multe, pagamenti bollo e assicurazione, ricevute versamenti quota associativa per società di cremazione con relativi opuscoli promozionali.

- LETTERE D'AMORE: scritte bene, scritte male, scritte senza cognizione di causa; copia carbone di quelle spedite e originali di quelle mai spedite.

- TITOLI 1 e TITOLI 2: due o tre estratti conto finanziari con grafici andamento indice NASDAQ messi all'inizio giusto per far da copertura, poi foto di donne nude catalogate in ordine di simpatia.

- BUSTE PAGA: stipendi, estratti conto INPS, lettere di richiamo, comunicazioni gratifiche e aumenti di stipendio, proiezioni del fondo di previdenza che mi dicono che andrò in pensione nel 2045.


lunedì 7 luglio 2014

Libri pubblicati senza avvertire prima - SPÜSÙR - La pratica del non lavarsi

SPÜSÙR - La pratica del non lavarsi
di Giorgino Giorginich
Maltolto Editore

Anno 2365, le province di Mantova e Brescia, in lotta da millenni, d’improvviso si alleano e conquistano il mondo! Com’è possibile? Tutto ruota attorno all’industria del sapone: ormai germi e bacilli sono stati debellati e i pochi che sono sopravvissuti scappano appena li minacci con un bastone, e allora che senso ha lavarsi ancora? Angelinos Setentaysiete, giovane incensurato che non ha mai trovato la morosa, scopre accidentalmente che una sostanza contenuta nel sapone viene utilizzata per controllare le menti delle persone, grazie ad essa una ristretta cerchia di individui (tutti ex dipendenti della Badedas autoproclamatisi padroni dell’universo) tiene soggiogata l’intera popolazione del globo. Angelinos, insieme a un manipolo di rivoltosi deciderà di smettere di lavarsi, al massimo tenere giusto due o tre foglie di menta e basilico sotto le ascelle, ma non di più.


lunedì 23 giugno 2014

Libri pubblicati senza avvertire prima - L'ACERO CONTUSO

L’ACERO CONTUSO
di Gaetano Sdrulli
Zazuzzi & Cremini Edizioni

Trama: un uomo, uscendo di strada con la macchina, va a sbattere contro un acero e lo spezza in due, siccome ha quasi quarant'anni e non ha mai avuto la morosa nessuno gli dice niente, la mattina seguente però viene trovato morto assassinato. L’acero finisce subito nella lista degli indagati.
L’ispettore di polizia a cui viene assegnato il caso s’innamora dell’acero ed intreccia con esso una torbida storia d’amore che lo porterà ad occultare e manipolare le prove del reato. L’acero dal canto suo ha un alibi di ferro per l’ora dell’omicidio: si trovava al cinema a vedere Spiderman 2 con il procuratore della repubblica; per cui non si capisce bene perché l’ispettore si dia tanto da fare a depistare le indagini. Forse è stato lui.

lunedì 16 giugno 2014

Gatto fotogenico

Una bella razza di felini che c’è adesso in giro è quella dei gatti che compaiono nei notiziari o nei servizi delle trasmissioni televisive agro-alimentari. Essi si piazzano dietro l’intervistato e l’intervistatore leccandosi con noncuranza una zampa, poi, posizionati al centro della scena in modo che si vedano anche stringendo l’inquadratura, cominciano a strofinarsi la zampetta umida sul muso fino a ridursi rovesciati con la gamba posteriore dritta in verticale a cercare di lisciarsi con la lingua il pelo del sotto-coscia.
Molti telespettatori poi non riescono a seguire il servizio e chiamano in redazione per chiedere come si chiama il gatto, se comparirà in altri servizi che manderanno in onda, se è del posto o ce lo portano loro, e se lo si può conoscere di persona previo appuntamento.


Le donne dei siti d'incontri

Le foto delle donne dei siti d'incontri mediamente sono di qualche anno fa. Loro sembrano più alte e slanciate di quanto non si capisca....