Stamattina quando mia madre mi ha chiesto di portarla a fare la spesa e io le ho chiesto se i negozi non fossero chiusi per la vigilia lei mi ha guardato stupita. Non ricordavo fossero aperti. Così son qui anche stamattina. Scarico la mamma davanti all'ingresso, parcheggio ed entro anch'io. Non ci sei, né alle casse né altrove. Aiuto mia madre a fare la spesa, poi mentre la cerco, dopo essermi fermato a prendere i limoni, la ritrovo in una corsia dove incrocio anche te. Sei appena arrivata. E’ vero, tu di solito arrivi alle 9 e noi siamo arrivati un po’ prima. Dicevo, mi vieni incontro con indosso un piumino bianco, jeans e stivaletti bassi. Cammini controllando il cellulare, spero di vederti alzare lo sguardo e salutarmi, ma alzi lo sguardo, mi vedi e non mi saluti, anche se io un piccolo cenno con le sopracciglia te lo faccio. Ecco, questa è un’altra cosa che mi butta giù, che mi fa capire che non ti accorgerai mai di me. Quando arriviamo alle casse ci mettiamo in fila davanti a quella di una tua collega, ma poi arrivi tu e la sostituisci. Hai i capelli sciolti, il solito maglione a collo alto. Per la prima volta ti vedo ridere con una cliente che ci precede, e che sembra essere una tua amica o una parente. Riuscirò mai a farti ridere così, come qualcuno con cui puoi scherzare amichevolmente? Sono troppo giù e mi rispondo di no. Io avrei bisogno di frequentarti un po’ più da vicino e molto più spesso per riuscire a creare un minimo legame, e così proprio non ci riesco. Scusa, oggi vedo tutto abbastanza nero, o forse vedo solo la realtà dei fatti. Carico gli acquisti sul nastro trasportatore e li metto nella borsa dopo che li hai fatti passare sul lettore. Alla fine andando via pronuncio un ciao che neanche senti. Oggi purtroppo va così.
lunedì 16 febbraio 2015
domenica 15 febbraio 2015
ORIGAMI LAND - EPISODIO 19 (LA FINE)
Mi ero ripromesso che l'ultimo episodio sarebbe stato magnifico. La storia doveva essere divertentissima e avrebbe dovuto rivelare in poche mosse tutti i misteri degli episodi precedenti; la fluidità delle scene piene di piccoli e minuziosi dettagli sarebbe stata ineccepibile, avrei piegato nuovi bellissimi origami, composto una colonna sonora degna di un kolossal che avrei suonato egregiamente e registrato in maniera impeccabile.
E alla fine avrei pianto.
Ma per fortuna è venuto uno schifo come al solito. :)
sabato 14 febbraio 2015
23/12/2014
Ho deciso di passare dopo il lavoro, giusto per vederti, perché domani non so se siete aperti, dato che è la vigilia. E poi ho voglia di vederti prima di Natale, che non so se con le feste ci sarai, e se ti vedrò. Quindi sono qui alle 18 e 20 circa.
Diversamente dalle altre volte che, passando dal parcheggio sul retro, venivo per capire che macchina avevi, stavolta entro direttamente nel parcheggio davanti e ti scorgo subito attraverso la vetrata: hai i capelli sciolti con la riga a destra e un ciuffo che ti cade a sinistra sulla fronte. Faccio un giro nel parcheggio e vedo che come al solito non c’è un posto in cui parcheggiare per osservarti, per cui faccio un altro giro passando davanti per vederti ancora. Hai l’aria un po’ stanca. Io ai dubbi di poterti un giorno riuscire a parlare e conoscere, alle probabilità che un giorno riesca almeno a strapparti un sorriso, alle considerazioni che è impossibile che un giorno tu possa provare quello che io provo per te non ci voglio pensare, voglio solo pensare che sei bella di una bellezza che proprio mi commuove, che mi fa venire quasi le lacrime agli occhi, e spero che in questi giorni di festa tu non debba lavorare, che tu ti possa riposare, che tu possa trovare qualcosa che ti porti la stessa gioia che ho io nel vederti.
venerdì 13 febbraio 2015
giovedì 12 febbraio 2015
21/12/2014
Stamattina prima di partire ho controllato nella tasca del giaccone in che condizioni era il regalo che tengo in serbo per te. Gli si è staccata la fogliolina. E' un fiore di carta fatto con la tecnica dell’origami, te lo posso anche dire. Non so se troverò mai il coraggio o il modo di dartelo, però stasera la fogliolina la rincollo. Stavolta prima di venire lì sono andato a fare un giro al mercato e ho fatto anche una passeggiatina in riva al fiume molto più lunga rispetto al solito perché volevo dare tempo a mio padre di venire a prendere il polletto allo spiedo, perché è partito pochi secondi prima di me e di sicuro passava di lì.
Quindi eccomi qui. Mentre mi incammino verso l’ingresso ti vedo attraverso la vetrata, e son contento. Entro e mi tolgo scalda-collo e cuffia, mentre mi allungo per prendere la Gazzetta di Mantova in alto sull'espositore vedo che per un istante guardi verso di me, da questa distanza non so se i nostri occhi si sono incrociati, ma a me piace pensare di sì. Hai notato che sono andato ancora dal barbiere e che i miei capelli sono rasati quasi a zero? Io tra me e me lo chiamo taglio a grattugia perché se ci strofini sopra la mano la sensazione è quella lì. Come mi piacerebbe farteli sentire…
Per non fare come l’altra volta che sei andata via prima che venisse il mio turno, mi affretto a prendere una confezione di croissant e la confettura alle ciliegie. Hai i capelli sciolti, il maglione a collo alto, ti saluto con un ciao appena tocca a me, e mi accorgo che ancora non ho il coraggio di dirti altro, mi chiedi se voglio un sacchetto e io ti dico “no, grazie”. Pago con 5 euro e 50 centesimi. Mi dai il resto di 6 centesimi. Porgo la mano per prenderli direttamente dalla tua mano e dico grazie. Vado via. Nel parcheggio realizzo che non avverto più quel forte trasporto che avvertivo nei tuoi confronti, e penso che forse è una cosa positiva, perché stamattina davvero ci mancava poco, sentivo di poterti dire qualcosa, se solo fossimo stati da soli, anche solo per un minuto.
martedì 10 febbraio 2015
20/12/2014
Stamattina non sapevo se riuscivo a venire perché dovevo lavorare, ma ho staccato alle 10.30 e quindi alle 11 sono qui.
Già dal parcheggio vedo che non ci sei, e anche dentro guardo in giro ma non ti vedo. Peccato perché oggi avevo i vestiti da ufficio, con la mia camicia più bella e i pantaloni neri di velluto.
Comunque anche oggi vado dal barbiere così sono in ordine se ti incontro domani.
domenica 8 febbraio 2015
14/12/2014
Da fuori non ti vedo perché mi distraggo a guardare un gatto rosso che vaga nel parcheggio. Quando entro vedo che non ci sei e mi rattristo.
E invece ci sei, mentre prendo la Gazzetta vedo che stai sistemando della merce.
Ogni tanto ho questa fortuna di vederti tutta intera, che di solito sei dietro alla cassa.
Hai i capelli sciolti con la solita riga sulla destra, il maglione a collo alto sotto il camice rosso, alle gambe leggings neri infilati in quegli stivali alti con dentro il pelo che io penso sempre che son quelli che usano gli eschimesi.
Faccio finta di leggere la Gazzetta per non farti capire che son qui per te, che oggi ho anche la scusa che mia madre mi ha mandato a prendere i limoni. Sarebbe bello trovare una scusa per avvicinarti e dirti qualcosa, ma non la trovo.
Faccio finta di leggere la Gazzetta per non farti capire che son qui per te, che oggi ho anche la scusa che mia madre mi ha mandato a prendere i limoni. Sarebbe bello trovare una scusa per avvicinarti e dirti qualcosa, ma non la trovo.
Mentre cerco un’altra cosa che mi ha chiesto mia madre sento che ti chiamano alle casse, e son contento, per cui aspetto un po’ e vengo, ma forse avrei dovuto precipitarmi subito, perché appena mi metto in fila ritorna la tua collega che probabilmente ti aveva chiesto di sostituirla un momento e tu te ne vai verso il banco surgelati. Io cerco di incrociare il tuo sguardo, di vedere se ti volti verso di me, se ti accorgi di me, ma niente, tiri dritto e sparisci in una corsia.
Ecco, adesso sono fuori nel parcheggio, e sono questi i momenti in cui il velo si squarcia e vedo chiaramente la realtà: neanche in un milione di anni riuscirei a farti innamorare di me, perché del mondo che cospira contro noi due fai parte anche tu.
Vado a fare due passi al mercato, la pizza che mi ero ripromesso di prendermi la settimana scorsa non ho più intenzione di prenderla, sono triste, vado al fiume a controllare quanto è alto, poco meno della volta scorsa. Scorre.
Quanto fa male a volte la realtà.
Torno indietro e mi fermo al banchetto che vende la pizza al taglio, ci ho ripensato, ne prendo un trancio coi funghi.
A casa mangio la pizza davanti alla TV, danno un incontro di boxe tra un italiano e un americano. Mentre i due sono ai rispettivi angoli alla fine della sesta ripresa, viene inquadrato l’angolo dell'italiano con l’allenatore che con accento toscano gli dice che sono in svantaggio ai punti però aggiunge “tranquillo che si vince”.
Resto fino alla fine dell’incontro per vedere come finisce, e l’italiano perde.
E io con te non vinco ma mi dico “tranquillo che si vince”.
sabato 7 febbraio 2015
The Doors
E poi arriva il giorno che bussi alle porte della percezione e viene ad aprirti Jim Morrison in ciabatte.
venerdì 6 febbraio 2015
13/12/2014
Stamattina ti vedo già dal parcheggio che ci sei, hai i capelli sciolti con la riga in cima verso destra.
E’ una settimana che non ti vedo.
Sono andato dal barbiere anche oggi perché i miei pochi capelli appena crescono un po’ mi fanno un effetto che non mi piace, fra un po’ è meglio rasarli proprio a zero.
Oggi è Santa Lucia, dovevo farti trovare una cosa sul parabrezza stando ai miei piani iniziali, ma poi non ho capito con certezza qual è la tua macchina e in più ho pensato che era troppo avventato e rischiavo solo di spaventarti o farti stare in pensiero, che devo avere pazienza.
Ho giusto quella cosa qui nella tasca interna del giaccone, nella remota ipotesi che si palesi l’occasione giusta, ma non si palesa.
Prendo Wurstel, Emmenthal, Gazzetta di Mantova e una saponetta alla lavanda, giro un po’ in attesa di capire se stai chiudendo la cassa o se la tieni aperta. Appena vedo che sei l’unica alla cassa mi avvicino, peccato non ci sia nessuno in fila, vorrei aver più tempo per osservarti. Quanto mi piace scoprire nuovi particolari di te. Poso gli acquisti sul nastro trasportatore, ti guardo mentre parli con una collega. Mi piace proprio tanto la tua voce. Poi ti giri, mi guardi e dici “ciao” e io dico “ciao”, poi passi la roba sul lettore e sono 7,67 euro. Passo questi pochi istanti a cercare di trovare qualcosa da dirti e invece niente, poi c’è anche qualcuno che grida qualcosa e ti giri a guardare, per cui ho perso anche questo momento. Ti pago con due banconote da 5 € perché giusti non sono sicuro di averceli e poi son confuso. Mi dai il resto di 2,33 € direttamente in mano, un minimo contatto del tuo polpastrello sulla mia mano che vorrebbe stringerti, poi ti guardo un istante negli occhi, un istante e poi li abbasso. Non mi stancherei mai di guardarli quegli occhi. E invece devo dirti “grazie e ciao” e andar via.
Fuori sono dispiaciuto per non essere riuscito a dirti nulla ma poi tornando a casa mi viene in mente che stavolta mi hai detto “ciao” tu per prima, ma forse ricordo male, sarebbe bello se fosse così: io e questa cosa che sento per te che sto cercando di stemperare e tu che invece forse stai cominciando ad accorgerti di me. Sarebbe bello. Sarebbe bello incontrarci a metà. Lo scontrino come al solito al sicuro nel mio portafogli.
giovedì 5 febbraio 2015
Il sogno della collega
L'altra notte una collega ha sognato che mentre lei era alla guida io mi gettavo dalla sua auto in corsa, poi una volta rincontratomi in ufficio mi dava del coglione, per via del gesto avventato.
Analizziamo il sogno.
COLLEGA: sognare colleghi di lavoro significa in genere difficoltà nel riuscire a staccare completamente dall'attività lavorativa. A seconda di come si comportano i colleghi nel sogno e di come ci si comportata nei loro confronti è possibile desumere l'esistenza di conflitti o malumori inespressi.
GUIDARE L'AUTO: rappresenta in generale il proprio senso di responsabilità.
PERICOLO: nel caso il pericolo non sia causato dalla persona che lo sogna esprime un senso di vulnerabilità e insicurezza.
INSULTO: potrebbe indicare lo sfogo per un contrasto da cui si è usciti sconfitti con la persona che viene offesa.
mercoledì 4 febbraio 2015
07/12/2014
Stamattina son venuto verso le 9 ma tu non c’eri.
Tutto sommato son contento che ogni tanto la domenica non lavori.
Probabilmente adesso sei ancora sotto le coperte.
Cerco di fare in fretta perché lo so che c’è il rischio che da qui a poco arrivi mio papà con la sua nuova fissazione di comprare il polletto arrosto, per cui prendo al volo la Gazzetta di Mantova, 3 mele rosse e 3 tavolette di cioccolata da tenere come scorta in ufficio.
Una volta uscito non vado neanche a controllare le auto. Sì, non mi interessa più, se devo scoprire qual è la tua auto preferisco scoprirlo per caso, preferisco chiedertelo, piuttosto di fare queste cose un po’ da maniaco.
Stamattina presto pioveva ma adesso volge al bello, così vado in paese a fare una passeggiata sul mercato. Non fa neanche freddo, si sta proprio bene. Camminando scorgo il fiume Mincio dietro l’abitato, vado a vederlo, è bello pieno, ma tranquilla, non voglio buttarmici dentro solo perché stamattina non ti ho vista, anzi faccio due passi lungo la riva e penso a come sarebbe bello passeggiarci con te, e noto che coppie a quest’ora del mattino non se ne vedono, solo qualche pescatore e gente che porta a spasso il cane.
Preparati perché la prossima volta che ti vedo provo a chiederti qualcosa.
martedì 3 febbraio 2015
L'HOT DOG
Al centro commerciale mi fermo a prendere un hot dog. Non che non ne abbia mai mangiati prima, ma nel mio immaginario l'hot dog è quel panino tagliato per il lungo dentro cui viene depositato un würstel con sopra eventuale cipolla, crauti e altra roba, e su cui ci si spara a piacere mostarda, senape, maionese etc..
Invece rimango deluso nel vedere che il panino viene infilzato su una grossa punta di metallo che lo fora attraversandolo per il lungo ma fermandosi poco prima di uscire dall'altra estremità, che rimane chiusa. Nel foro vengono versati senape e ketchup (come da mia richiesta) e infine viene infilato il würstel già fatto scaldare a parte sopra dei rulli arroventati.
In pratica, se lo tieni verticalmente, ti ritrovi in mano un panino con il wurstel che esce di poco nella parte in alto mentre la senape e il ketchup rimangono accumulati sul fondo. Per cui, che fai? Lo capovolgi sperando che le salse, per via della forza di gravità, si spostino a ricoprire tutta la lunghezza del würstel, ma ci riesci solo parzialmente, infatti poi, nell'ultimo boccone, di würstel non ne trovi più, rimane solo pane e un enorme quantitativo di senape che una volta in bocca ti manda in corto circuito il sistema neuro-vegetativo, libera le vie aeree, e ti fa lacrimare copiosamente l'occhio sinistro.
lunedì 2 febbraio 2015
06/12/2014
Stamattina son venuto alle nove dopo essere passato dal barbiere. Ieri non l’ho scritto, ma nel camerino di un negozio d’abbigliamento dove c’era uno specchio che rifletteva in un altro specchio la mia immagine di tre quarti mi son visto veramente brutto, con l’effetto cane spelacchiato in testa, la micro-mandibola, gli occhi sporgenti e un po’ ingobbito.
Ma io come potrò mai riuscire a piacerti?
Mi son buttato abbastanza giù.
Dal barbiere avrei dovuto andarci comunque oggi.
Così adesso metto 2 euro nel carrello ed entro. Guardo e ci sei. Cassa 5. Prendo la Gazzetta di Mantova, 3 scatole di lenticchie e 3 flaconi di detersivo per i piatti (che domenica mio papà si è sbagliato e ha preso quello per i pavimenti). Mi metto in coda alla tua cassa.
Ho deciso di smetterla con gli appostamenti, la cosa di lasciarti qualcosa sul parabrezza o nel cestino della bici era una scemata, quindi è inutile star qui a fare il detective, poi tanto non avresti capito o avresti preso paura. Poi magari più avanti ci ripenserò. Purtroppo questo insistere non ha senso e comincia a farmi soffrire e a pensare di rinunciare.
Mentre sono in fila il signore prima di me mi attacca la pezza sulle notizie del giornale. Cerco di parlarci invece di chiudere il discorso solo a monosillabi; anche col barbiere ci ho parlato, gli ho detto proprio la mia opinione riguardo un problema di salute che aveva, che di solito taglio corto per non ridurmi a dire le solite banalità. Chissà, forse qualcosa un minimo sto cambiando e un giorno riuscirò a dire qualcosa anche a te.
Intanto che sono in fila ti guardo, hai i capelli raccolti dietro in una coda piegata a meta che torna indietro nell'elastico, non so come si chiama quest’acconciatura. Mi piace il tuo viso, grazioso, gentile e un po’ severo, come mi piacciono le tue sopracciglia che non sono assurdamente sottili come invece si usa tenerle adesso. Hai delle belle orecchie, piccole. All'orecchio destro hai due buchi per gli orecchini ma non indossi orecchini.
Quando arriva il mio turno ti dico subito ciao, di solito non lo faccio, lo dico solo alla fine. Mi piace anche la tua voce, quel ciao che risponde al mio saluto.
Ma tu ti chiedi mai chi sono io?
Sono 5,88 euro, te li do così: una banconota da 5 euro, una moneta da 50 centesimi e 2 da 20 centesimi. Forse 88 centesimi giusti ce li avrei ma ti farei perdere troppo tempo a cercarli.
Mi dai 2 centesimi e lo scontrino e ti dico “grazie e ciao” gustando il tuo “ciao” in risposta.
Poi a casa metterò lo scontrino nello scomparto speciale del mio portafoglio.
domenica 1 febbraio 2015
Il mio motore invaso da una sostanza aliena
E' sempre bello ricevere un messaggio del meccanico che dice:
"questo è il tuo motore...
![]() |
...ci sarà da lavorarci un bel po'".
Ma partiamo dall'inizio: da almeno due anni mi preoccupo per la puzza di gas di scarico che ogni tanto mi arriva nell'abitacolo. Più volte ho chiesto in giro e mi hanno sempre detto che è normale, che le auto diesel fanno quella puzza lì ed è facile che entri quando la ventola dell'abitacolo è accesa e aspira i gas di scarico quando sei fermo ad uno stop.
Poi un giorno ho avuto dei problemi al display del cruscotto e quando l'ho portata in concessionaria per un semplice aggiornamento del software ho chiesto ancora, giusto per sentire se era stato trovato un qualche rimedio. Insistendo un po' col meccanico che mi stava ripetendo le stesse cose che già avevo sentito mi sento dire "ma non è che senti un rumore tipo un CIUF CIUF?" e da bravo rumorista mi ha rifatto il rumore preciso di un piccolo sbuffo che si ripete in continuazione CIUF CIUF CIUF CIUF (non come quello del treno). E io ho ripensato a proprio quel rumore che ogni tanto avevo notato, ma che credevo fosse un rumore fisiologico dovuto all'invecchiamento del motore e a cui non avevo dato importanza dato che quando l'avevo portata a fare il tagliando nemmeno i meccanici me l'avevano fatto notare.
Insomma, per farla breve c'era la rondella che teneva fisso l'iniettore che lasciava passare uno sbuffo di gasolio bruciato misto a schifezze varie, tale materia risalendo nel vano iniettori restava lì e pian piano solidificava.
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Motore dopo la pulitura, mancano ancora gli iniettori e un po' di tubi. |
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