Stamattina prima di partire ho controllato nella tasca del giaccone in che condizioni era il regalo che tengo in serbo per te. Gli si è staccata la fogliolina. E' un fiore di carta fatto con la tecnica dell’origami, te lo posso anche dire. Non so se troverò mai il coraggio o il modo di dartelo, però stasera la fogliolina la rincollo. Stavolta prima di venire lì sono andato a fare un giro al mercato e ho fatto anche una passeggiatina in riva al fiume molto più lunga rispetto al solito perché volevo dare tempo a mio padre di venire a prendere il polletto allo spiedo, perché è partito pochi secondi prima di me e di sicuro passava di lì.
Quindi eccomi qui. Mentre mi incammino verso l’ingresso ti vedo attraverso la vetrata, e son contento. Entro e mi tolgo scalda-collo e cuffia, mentre mi allungo per prendere la Gazzetta di Mantova in alto sull'espositore vedo che per un istante guardi verso di me, da questa distanza non so se i nostri occhi si sono incrociati, ma a me piace pensare di sì. Hai notato che sono andato ancora dal barbiere e che i miei capelli sono rasati quasi a zero? Io tra me e me lo chiamo taglio a grattugia perché se ci strofini sopra la mano la sensazione è quella lì. Come mi piacerebbe farteli sentire…
Per non fare come l’altra volta che sei andata via prima che venisse il mio turno, mi affretto a prendere una confezione di croissant e la confettura alle ciliegie. Hai i capelli sciolti, il maglione a collo alto, ti saluto con un ciao appena tocca a me, e mi accorgo che ancora non ho il coraggio di dirti altro, mi chiedi se voglio un sacchetto e io ti dico “no, grazie”. Pago con 5 euro e 50 centesimi. Mi dai il resto di 6 centesimi. Porgo la mano per prenderli direttamente dalla tua mano e dico grazie. Vado via. Nel parcheggio realizzo che non avverto più quel forte trasporto che avvertivo nei tuoi confronti, e penso che forse è una cosa positiva, perché stamattina davvero ci mancava poco, sentivo di poterti dire qualcosa, se solo fossimo stati da soli, anche solo per un minuto.