"E la tua vita, Angelo, a cosa la paragoneresti in questo momento?", qualche giorno fa una persona me lo ha chiesto, e così su due piedi non sono riuscito a trovare la risposta che poteva meglio calzare, così ho improvvisato: "se fosse una parte di un libro sarebbe quel paragrafo stucchevole alla fine della prima pagina che ti fa chiudere di botto il libro per non riaprirlo più e semmai regalarlo a qualche amica sperando che se lo perda o si dimentichi di restituirlo. Se fosse un frutto sarebbe un kiwi e più propriamente la parte centrale con tutti i suoi fastidiosissimi semini del cavolo. Se fosse un mezzo di trasporto sarebbe quel trabiccolo per anziani di cui si vede talvolta la pubblicità sulle reti private, quella cosa a metà via tra un motorino elettrico e una carrozzella, che quando la persona anziana se lo vede recapitare a casa, regalo dei figli o dei nipoti, capisce subito che i prossimi passi che gli rimangono sono l'ospizio e la bara. Se fosse una canzone sarebbe "La bella Gigogin" ma cantata al contrario da una muta di cani di razza labrador".
Ora la risposta che meglio si addice l'ho trovata: la mia vita in questo momento è come quei problemi di matematica o geometria impossibili da risolvere perché, per un errore di stampa o per dimenticanza dell'autore, manca un'indicazione indispensabile alla loro risoluzione. Quelli che anche il professore che te li ha assegnati sgomento si deve rassegnare a constatare che non c'è niente da fare: il quadrato costruito sull'ipotenusa non si può calcolare perché è abusivo, occorre attendere almeno il condono dei cateti.