sabato 5 settembre 2020

Quella volta che chiesi un limone a Limone

Alle 2 di notte del 28 ottobre 2018 il portiere dell'albergo di Limone sul Garda, accomodato sulle poltroncine della hall e mezzo addormentato davanti alla TV col volume molto basso, trasalì. Ero sceso dalla mia camera per chiedere se si poteva avere una limonata. Mi guardò meravigliato, come se avessi chiesto la Luna. Considerando che l'albergo disponeva di un'ampia sala ristorante con tanto di bancone del bar e tutto quanto, mi sembrava una richiesta ragionevole. Sembrò subito chiaro che le sue mansioni erano quelle minime di mero guardiano, per cui non volli pretendere che mi preparasse nulla, ma chiesi se si poteva avere almeno un limone, dato che sicuramente a colazione l'avrebbero reso disponibile per il tè. Ero disposto anche ad accettarne un singolo spicchio da spremere nella bottiglietta d'acqua che avevo in camera.

Avevo disperatamente bisogno delle proprietà astringenti di quel frutto. Non che avessi la dissenteria, ma avevo dovuto ricorrere al gabinetto un po' troppe volte, un po' per l'agitazione dovuta all'imminente corsa che si sarebbe svolta quella mattina, e un po' anche per via del mio solito problema con le camere d'albergo, quando soffro il caldo e regolare la temperatura d'inverno, aprendo e chiudendo la finestra, è un inferno perché si passa dal caldo eccessivo al freddo boia, e alla fine anche il fisico comincia a cedere. Il portiere perplesso mi disse che il massimo che poteva fare era accendere la macchinetta per il tè che c'era nella sala ristorante e permettermi di farmene uno, perché non gli era permesso aprire il bar, altrimenti finiva nei guai. La cosa buffa era che sul bancone erano rimasti, ancora da lavare dalla sera prima, dei bicchieri da cocktail sul cui bordo erano infilate delle fettine di limone. Fui molto tentato di servirmene, ma alla fine mi preparai il tè e ritornai a dormire. 

Alla colazione a buffet delle 8 mi accaparrai tutte le fettine di limone che potei. Spremute nella tazza d'acqua calda che mi ero procurato mi garantirono un buon margine di tenuta per i 30 km che avrei dovuto correre.

La corsa poi andò abbastanza bene, anche se per metà del tempo piovve. A causa delle precipitazioni che c'erano state dal giorno prima il fiume Sarca (immissario del lago di Garda) esondò, lo vidi scorrere impetuoso quando a metà corsa raggiunsi Riva, per questo i partecipanti alla maratona, pochi minuti prima della partenza, erano stati dirottati a correre la corsa di 30 km. I paesaggi che attraversammo in quelle condizioni burroscase mi sembrarono ancor più stupendi. La pecca più grossa fu il punto di ristoro all'arrivo di Malcesine. Non fu affatto bello trovarci solo un po' d'acqua da bere (il té caldo e gli altri generi di conforto li avevano già finiti quelli arrivati prima di noi), da lì poi ci attendeva un'altra bella scarpinata per raggiungere il traghetto che ci avrebbe riportato a Limone.

Solo il giorno dopo realizzai che,quando ero andato a ritirare il pettorale il giorno prima della gara, avevo notato che le piante di limone accanto al municipio erano cariche di frutti, di cui molti erano anche caduti a terra, per cui quella notte avrei potuto uscire dall'albergo che distava qualche centinaio di metri e recuperarne tranquillamente uno per farmi una limonata.





4 commenti:

  1. A volte la soluzione di un problema è così semplice, basterebbe un minimo di pensiero creativo ...

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    1. Pensa che da quel giorno tutte le volte che devo dormire fuori mi dico "devo ricordarmi di portarmi un limone direttamente in valigia" ma poi non lo faccio.

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  2. la morale della favola è che gli alberghi di Limone fanno cagare

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Allora: 'sto blog ogni tanto si mangia i commenti. Sì, è colpa delle lobby dei potenti che stanno osteggiando la mia crescente popolarità. Siccome sono un cagasotto non mi schiero contro i poteri forti, perciò vi chiedo: PER FAVORE PRIMA DI PUBBLICARE I VOSTRI COMMENTI COPIATELI, COSI' NON VANNO PERSI.
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