Ad
un certo punto presi l'abitudine di andare a passeggiare
alle 2 di notte. Capitava a volte che una pattuglia dei carabinieri mi si affiancasse per controllare chi fossi o per
fermarmi e chiedermi che cosa facessi o dove andassi a quell'ora di
notte. Io rispondevo che soffrivo di insonia e che passeggiare mi
conciliava il sonno, anche se in realtà non era proprio così. Sì,
era tutto cominciato per via che una notte non riuscivo a dormire e
nemmeno la TV o una tisana mi aiutavano a prendere sonno, per cui ero
uscito a fare due passi; ma poi avevo scoperto che mi piaceva far
andare i piedi a quell'ora ed era diventata una piacevole abitudine,
tanto che puntavo la sveglia. Col tempo i carabinieri avevano smesso
di fermarmi, tuttalpiù riconoscendomi facevano un cenno di saluto
passando, a parte alcune volte che si fermavano per chiedermi se
avevo visto passare una tal auto o una tal persona, e io rispondevo
volentieri, ma quando mi chiedevano se in generale avevo visto qualcosa
di strano rispondevo di no, anche se di cose strane a quell'ora se ne
vedevano eccome. Come quella volta che durante uno dei miei giri
mi accorsi che la serranda del barbiere era mezza abbassata, e
l'interno del negozio illuminato. Mentre mi avvicinavo valutando se
si trattasse di ladri, notai sopraggiungere la sagoma di un uomo, che
io riconobbi subito, chinarsi ed infilarsi nel negozio, anche se,
cosa veramente strana, quell'uomo mi risultava essere morto da almeno
un anno. Morto impiccato per l'esattezza. Per una delusione d'amore
si diceva. Mi avvicinai ancora con i sensi all'erta ma in prossimità
dell'entrata del negozio sentii la voce del barbiere che parlava
pacatamente e mi rilassai, mi abbassai per esaminare l'interno: il
barbiere, un ragazzo alto e magrissimo con una chioma di capelli
impressionante, stava sistemando i capelli dell'uomo che avevo visto
entrare. Così, curioso di capire, entrai. Il barbiere un po'
sorpreso anticipò il mio saluto e sgranando gli occhi mi disse di
accomodarmi su un divanetto che tempo cinque minuti e sarebbe stato
il mio turno, poi avvicinandosi mi bisbigliò di far finta di niente
che poi mi spiegava.
E
così rimasi qualche minuto ad osservare il barbiere tagliare i
capelli a quell'uomo dalla sagoma vagamente evanescente, le cui
parole che chiedevano aggiustature al taglio sembravano giungere da
un posto molto lontano, e che al mio orecchio risultavano difficili
da percepire. I capelli tagliati che cadevano sul pavimento subito si
dissolvevano, gli altri rimasti in testa risultavano docili al
pettine; e l'espressione sul volto del fantasma, man mano che
venivano sistemati, si faceva sempre meno tesa. Comunque era proprio
lui, il tizio che si era suicidato. Ad un certo punto il barbiere
disse “ecco fatto!” e gli tolse la mantellina che gli aveva
posato sulle spalle durante il taglio. Il fantasma con aria sollevata
pagò e ringraziò, il barbiere salutandolo gli si fece vicino e gli
disse qualcosa che non riuscii a sentire. Poi il fantasma se ne andò. Allora il barbiere mi guardò tenendosi una mano sulla fronte come a cercare
il modo di spiegarmi qualcosa di troppo complicato.
Venivano anche di
giorno, mi disse, ma non li si riusciva a vedere. Per via della luce
del giorno forse. E non essendo visti non venivano serviti, e non
venendo serviti si arrabbiavano. Una sensazione di irritazione
generale nei discorsi dei clienti, una lampadina fulminata, piccoli
oggetti che cadevano inspiegabilmente, quelli erano i segnali. Non
l'aveva capito finché una notte non si era recato in negozio per
recuperare il cellulare che aveva dimenticato, e lì aveva incontrato
il primo.
Lui
gli dice: “vai verso la luce”, anche se non sa se c'è una luce a
cui andare incontro. I fantasmi si gettano contro i fari della prima
automobile che capita a tiro, ma tanto quella li attraversa. Non
succede niente, solo un velo di tristezza negli occhi del guidatore
investito da ricordi di volti di persone care mai conosciute, di
vacanze in posti esotici in cui non è mai stato, di natali passati
non suoi.
a me è piaciuto molto. Il finale dove l'hai preso?
RispondiEliminaTutta roba mia.
Eliminaah. Ho visto il corsivo pensavo citassi qualcosa.
EliminaE' un trucchetto perché quella parte l'ho scritta all'inizio in maniera disgiunta, prima di sviluppare la parte centrale, e siccome era scritta al presente e cambiare i tempi rendeva entrambe la parti più brutte mi son detto: la metto in corsivo in modo che il cambio di tempo sembri voluto.
EliminaQuante ne sai...
Eliminahttps://dasoloebasta.blogspot.it/2017/08/calling-elvis-theres-nobody-home.html
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