CLAK… CLAK… e sono un tutt'uno con la bici.
Sono le sette del mattino e questo è il rumore delle mie scarpette da ciclista che si agganciano ai pedali. Sganciarsi dai pedali non è facile, un principiante deve mettere in conto 3 cadute, poi impara a staccare il piede con un movimento secco anche all'improvviso, oppure, come ho fatto io, si rende conto che, per quanto provi e riprovi prima di partire, non ci riuscirà mai e quindi diventa prudente, si sgancia col dovuto anticipo, niente surplace agli incroci come fanno quelli bravi.
Ho la tutina, i guantini e la borraccia zuccherata per evitare svenimenti. Son partito digiuno.
L’aria è freschina, il cielo è nuvoloso. Ho infilato una paginona di giornale piegata in quattro nella salopette a coprirmi stomaco e pancia, che fa un po’ vecchia maniera e mi salva dal dover indossare giubbini ipertecnologici e super-traspiranti, inutili orpelli che dopo un paio di chilometri mi toglierei per il troppo caldo.
Il giro è di circa 35 km in pianura, un’ora e mezza abbondante in mezzo alle campagne dell’alto mantovano. Allora ecco sei pavoni in una corte agricola, e poco più in là quattro cicogne in un prato, circondate da giovani aironi ancora bianchi. Li vedo sempre anche quando passo di qui nelle mie camminate, una mattina ci ho visto anche un cucciolo di leprotto che correva a rifugiarsi tra l’erba alta della riva di un fosso. Più avanti un paio di grole (cornacchie grigie) banchettano con i resti di qualche animale perito sulla strada, e dall'alto di un’antenna sul tetto di una casa due gazze ladre attendono di vedere l’oro in bocca al mattino. Da qualche parte, non viste, tortore insolenti tubano ininterrottamente.
Io intanto pedalo, per un po’ tengo un rapporto abbastanza morbido perché ho fatto poco stretching e ho bisogno di scaldarmi un po’. Vedo i passeri radunati sui fili della luce, forse c’è da prendere qualche decisione:
- CIP CIP CIP [Allora, si parte?]
- CIP CIP [Mah, mi sembra un po’ presto, fa ancora abbastanza caldo.]
- CIP CIP CIP [Col cavolo! Stanotte faceva un freddo della madonna e ho dovuto tirar fuori la copertina in pile!]
- CIP CIP [Per me non c’è problema, basta che non conduca lo stormo il pirla dell’anno scorso, che doveva farci raggiungere i paesi caldi e invece ci siam ritrovati a OSLO.]
- CIP CIP CIP [Sì, bravo, senti, e del passero solitario si sa qualcosa?]
- CIP CIP [Bah, se continua così mi sa che non la trova più la morosa, e mi sa neanche quel ciclista che sta passando adesso…].
A circa metà percorso il pericolo più grosso: la statale. Occorre assicurarsi di aver sganciato i piedi dai pedali prima di attraversare. Io il piede lo metto giù comunque sia. Di solito la statale è molto trafficata e le auto sopraggiungono ad alta velocità anche se ci sarebbe il limite dei 70 km/h. Dal punto da cui attraverso c’è poca visuale, serve guardare bene. Fortunatamente è ancora abbastanza presto, la strada è deserta, attraverso tranquillamente. Poi altri campi, granoturco, soia, qualche vigneto. Un fagiano sul bordo della strada mi vede e invece di volare subito via o rifugiarsi di lato tra l’erba alta si mette a correre lungo la strada. Stupido fagiano penso, probabilmente è uno di quelli allevati in cattività che poi vengono liberati per il ripopolamento. Non sanno come sfuggire ai predatori, non hanno l’istinto. D’un tratto rinsavisce e FLAP FLAP FLAP vola via verso il mais. Finirà presto nel carniere di qualche cacciatore.
Attraverso un piccolo paesino, la frazione di un comune, poca gente in giro, un paio di anziani mi osserva passare dalle vetrate di un bar. Comincio a sentire un po’ di affaticamento, mando giù qualche sorsata di acqua e zucchero, mi sto avvicinando alle colline, e la strada, anche se minimamente, comincia ad andare in salita. Le salite serie un tempo le facevo, poi ho avuto qualche problema al ginocchio e ho smesso, adesso forse potrei. Sono sempre tentato di prendere un’altra strada e inerpicarmi su fino in cima, ma non voglio infortunarmi e guastarmi i pochi giorni di ferie che mi rimangono, così rinuncio. Magari quando sarò un po’ più allenato mi dico.
Ecco, la strada è impercettibilmente in salita, mi stupisco sempre perché visivamente, anche rispetto alle case che dovrebbero fare da punto di riferimento, sembra in piano e invece tocca spingere di più. E’ in salita, infatti ad un certo punto, girando a sinistra, si scollina e comincia una bella discesa. E’ il momento giusto per piegarsi giù sul manubrio e diventare aerodinamici, godersi un po’ di velocità, recuperare il tempo perduto. Poi altro attraversamento della statale, ma in un altro punto, e sono già sulla via del ritorno. Giusto il tempo di fermarsi per un autoscatto, con il cellulare tenuto in piedi dalla borraccia ormai quasi vuota. Ancora un po’ di pedalate e si è a casa.
Visto da una certa distanza sembro anche un bel ragazzo