mercoledì 3 aprile 2013

3.

Quando gli artisti che avrebbero preso parte alla serata ricevettero la scaletta del Live Earth, l'unico nome che i Foo Fighters videro stampato sotto al loro sul cartellone era quello di Madonna: i Metallica avrebbero suonato intorno alle venti e trenta, e la loro esibizione sarebbe stata trasmessa solo in parte dalla Bbc.
Due giorni prima, i Foo Fighters avevano tenuto un concerto segreto al Dingwalls, un piccolo locale di Camden Town in grado di contenere al massimo cinquecento persone. Ad assistere all'evento c'era anche il batterista dei Queen, Roger Taylor. Grohl chiese a Taylor com'era il nuovo stadio di Wembley, e la risposta fu: "Troppo grosso. Fottutamente enorme". 
"E se uno dei Queen ti dice che un posto è troppo grosso", mi ha detto Grohl nel 2010, "significa che è proprio grosso, cazzo". E come se non  ci fossero abbastanza pressioni, la sera del 7 luglio, mentre il sole tramontava dietro al gigantesco arco di Wembley, poco prima che i Foo Fighters salissero sul palco, John Silva, manager della band, si avvicinò a Dave Grohl con un'intimazione ben precisa. "Allora, ho bisogno che facciate una cosa, una sola", disse. "Ho bisogno che suoniate meglio dei Metallica". Grohl guardò il manager pensando: "Ma dico, sei matto cazzo? E' impossibile. E' la cosa più ridicola che mi abbiano mai detto in vita mia...". O forse no. Per tutto il giorno, "un giorno un po' strano" dice Grohl, il frontman dei Foo Fighters aveva osservato i vari gruppi alternarsi sul palco del Live Earth; la cosa che aveva notato di più era la mancanza di una reale interazione tra le band e gli 80mila spettatori. Così decise che nel tempo che le era stato concesso, la band avrebbe fatto una strage. Grohl mise in scaletta All my life, My Hero, Times like these, Best of you ed Everlong: tutti inni da stadio già testati e consolidati. Ispirandosi alla leggendaria esibizione dei Queen in occasione del Live Aid, decise che la sua missione per quella sera sarebbe stata di arrivare a ogni singolo individuo all'interno della struttura, anche a tutti gli spettatori del mondo che guardavano lo show da casa. Grohl riuscì nel suo intento mettendoci tutto il cuore, e il profilo del gruppo cambiò per sempre: da essere una band nota solo a centinaia di migliaia di persone, i Foo Fighters divennero un fenomeno mondiale. La settimana dopo, Best of you, un pezzo già vecchio di due anni, riapparve nella classifica inglese Top 40 dei singoli più scaricati."Mi sentivo come se le altre band mi avessero lanciato una sfida", Grohl ha raccontato dopo la serata. "Non sono un tipo competitivo, ma ho pensato: 'Ok brutti bastardi, state a vedere'. Al lato del palco c'erano mia moglie e mia figlia. Io me ne stavo dietro al sipario con la chitarra in mano, dopo essermi scolato quattro birre, e pensavo: 'Coraggio, cazzo, andrà tutto bene'".
A tre anni di distanza da quell'esibizione storica, Grohl mi ha detto che è stata quella la prima occasione in cui si è sentito veramente un frontman. "Quel giorno arrivammo a Wembley e pensammo: 'Oh Dio, ma come facciamo a gestire un posto così grande e pieno di gente?", mi ha detto. "Guardai la line-up e vidi che eravamo dopo i Metallica, dopo i Chili Peppers, i Beastie Boys e le Pussycat Dolls, e non sapevo come avremmo fatto a reggere il confronto. Poi mi resi conto che avevamo cinque pezzi e venticinque minuti per farli. Scelsi cinque brani di cui tutti conoscevano il ritornello, e decisi che sarei riuscito a far cantare tutti quanti con me. In quei venticinque minuti diventai un frontman. E da allora in poi ogni concerto è stato un po' più facile per me".
(tratto da “Dave Grohl. Il richiamo del rock'n'roll” di Paul Brannigan)



Nei momenti più bui



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